Microlearning: cos’è, esempi e metodologie didattiche

L’attenzione è l’elemento chiave della formazione, senza se e senza ma. Possiamo avere il corso più interessante, utile, immersivo e interattivo possibile, ma se non riusciamo a catturare (e a mantenere) l’attenzione dell’utente sarà tutto inutile (o quasi). Se vogliamo che il corso mantenga alta l’attenzione dell’utente fino alla fine il segreto è uno solo: ridurre la sua durata. Avete mai sentito parlare del Microlearning?
Alfredo Goffredi copywriter
Alfredo Goffredi

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Microlearning definizione

Sommario

Microlearning: cos'è

Con il termine “Microlearning” si intende: una metodologia di apprendimento che articola i contenuti in brevi unità incentrate su un solo argomento o una sola competenza.

 Può capitare di sentirne parlare anche con il termine “bite sized learning”, “apprendimento a bocconi”. A volte si preferisce parlare di “micro-apprendimento“, di “pillole di insegnamento“, di “learning nugget“, ma la sostanza non cambia, così come non cambia il senso che c’è alla base di questi termini: la scomposizione di un corso in piccole unità.

A seconda dell’interpretazione, poi, l’aspetto “micro” può essere relativo alla dimensione del contenuto affrontato, al tempo impiegato per la sua erogazione o, ancora, alla frammentazione di un contenuto più grande in microattività.

 Quello che è certo è l’efficacia formativa del Microlearning (ovviamente, con le dovute eccezioni). Perché? Ci arriviamo tra poco. Per prima cosa, però, facciamo un passo indietro.

Microlearning: come nasce

Collocare sulla linea del tempo la nascita del Microlearning non è così semplice. A differenza di altre metodologie di formazione, infatti, non c’è un vero e proprio teorizzatore primo.

Il termine compare per la prima volta nel 1963, nel libro “The Economics of Human Resources” scritto da Hector Correa. L’accezione con cui Correa usa “Micro-learning”, peraltro, non è la stessa con cui il termine viene utilizzato ai giorni nostri.

Infatti, perché il concetto di “Microlearning” inteso come pillole di apprendimento fiorisca in ogni sua parte e raggiunga la sua forma odierna, bisogna aspettare che si concretizzino due cose.

L'avvento di internet (veloce)

Il termine “Microlearning“, dopo alcuni decenni di scarso utilizzo, riemerge con forza verso la metà degli anni ’90. Negli Stati Uniti, all’epoca, Internet è già qualcosa di molto più funzionale ed efficiente rispetto a quello che era in Italia.

Senza un aumento delle performance di Internet non si può pensare alla nascita dell’E-learning come lo conosciamo ora.

L’E-learning evolve un passo alla volta, anche se mancano ancora la potenza di calcolo e la rapidità di invio dati che possono fare la differenza tra un corso interattivo, coinvolgente ed efficace, e un mezzo pomeriggio passato davanti a una pagina web che non si carica.

Vantaggi

La diffusione di massa di dispositivi portatili come smartphone e tablet

Questo ancora non bastava. Una volta raggiunta la possibilità di erogare corsi E-learning abbattendo i tempi di attesa, aggiornando rapidamente i contenuti e garantendo un livello di interattività e di progettazione tali da poter calare l’utente in una vera e propria esperienza formativa, rimaneva un unico ostacolo alla possibilità di concretizzare il Microlearning: che spazio e tempo della formazione si trovassero a coincidere.

Limitando la formazione al terminale dell’ufficio o al computer di casa non si poteva ottenere un vero e proprio miglioramento.

Il cambio di paradigma arriva con gli smartphone e i tablet, con la loro rapida evoluzione, il loro continuo potenziamento e il loro peso sempre più contenuto.

La diffusione di massa degli smartphone mette un computer nelle tasche della stragrande maggioranza delle persone, che acquisiscono confidenza con lo strumento, lo usano sempre più fino a eleggerlo (in molti casi) al passatempo/tappabuchi per eccellenza.

Coda alle poste? Spostamento casa-lavoro in bus? Pausa caffè? Sala d’attesa? Nel puzzle della nostra giornata, quanti pezzi vengono delegati all’uso dello smartphone?

Di lì, il passo è stato breve. Tra i tanti modi di riempire 5-10 minuti di attesa, dai social ai videogiochi, dai quotidiani online allo streaming, anche l’apprendimento è riuscito a trovare la sua nicchia, integrandosi in modo organico nella vita degli utenti.

Ecco l’alba del Microlearning.

Microlearning: caratteristiche

Come abbiamo già visto, una definizione ufficiale di Microlearning non esiste, così come non tutti concordano sui suoi punti chiave.

Quel che è certo, tuttavia, è che il suo aspetto principale risiede nella brevità. Un modulo di Microlearning, generalmente, si concentra su un argomento specifico nell’ottica di non divagare, mantenere l’utente concentrato su un solo tema alla volta ed essere fruibile in poco tempo.

Sì, perché – e qui torniamo a quello che dicevamo in apertura – l’importante è non saturare l’attenzione dell’utente. È stato infatti provato che lo span attentivo di una persona, ovvero l’intervallo di tempo in cui la sua attenzione si mantiene viva, difficilmente supera i quindici minuti. Questo vuol dire che la nostra pillola di formazione dovrà dare il tutto e per tutto in quei pochi minuti.

Le tipologie di contenuti presenti al suo interno non sono molto diverse da quelle che si possono trovare in qualsiasi altro corso: può esserci testo, audio, foto, video, interazioni, pdf scaricabili e altro ancora.

La differenza grossa, però, la fanno:

  •  La specificità dell’argomento trattato, che mantiene l’utente all’interno di un percorso ben definito e contenuto, in modo che non si confonda e non si distragga;
  • Il tempo richiesto all’utente per il suo completamento, aspetto che non solo non satura l’attenzione e favorisce l’apprendimento, ma che permette all’utente di gestire al meglio il tempo da dedicare alla formazione.

Non si tratta quindi di “cosa”, ma di “come”. Una progettazione attenta, che non divaga ma che pone un focus ben preciso, che lavora sull’immersività dell’esperienza utente, sull’interfaccia e sui momenti di interazione, è la chiave per ottenere un Microlearning efficace.

La loro natura monotematica, inoltre, li rende moduli molto versatili, utilizzabili non solo come learning object indipendenti ma come mattoni di percorsi di formazione più vari e complessi.

Un aspetto degno di nota, inoltre, è il modo in cui si presta a integrarsi con metodologie di formazione più coinvolgenti e immersive, come lo storytelling o la gamification. Immaginate quanto può migliorare l’apprendimento se veicolato da un modulo che cala l’utente in un’atmosfera immersiva e interattiva e che al contempo gli permette di farlo per un lasso di tempo che non lo stressi e non lo annoi.

E se questo vi sembra un grande vantaggio del Microlearning, aspettate di conoscere gli altri.

Vantaggi scorm

Microlearning: quali sono i vantaggi?

I vantaggi derivati dall’approccio metodologico del Microlearning sono diversi e interessano sia chi produce i corsi sia chi ne fruisce.

Il Microlearning è forse quella che meglio esprime la centralità dell’utente, dalla fase di progettazione a quella di fruizione.

L’utente, infatti, è il principale punto di riferimento di questo approccio metodologico, che si sviluppa a partire dalla consapevolezza che bisogna lasciare che sia l’utente a gestire i propri tempi della formazione. Permettere all’utente di avere la formazione sempre a disposizione e scomposta in unità rapide è un ottimo modo per integrare i momenti formativi con il flusso dei processi di lavoro e con i momenti liberi della sua giornata.

Tra i vantaggi principali lato utente, quindi, accanto alla fluidità operativa che gli è consentita, c’è un incremento nella motivazione alla formazione. Nel momento in cui un corso non è più percepito come un obbligo che occupa uno spazio e un tempo predeterminati, ma come una possibilità da poter gestire come e quando si vuole, gli utenti sono più portati a prendere l’iniziativa e a investire parte del loro tempo in formazione.

L’apprendimento e la sedimentazione dei contenuti escono potenziati dall’approccio micro, grazie alla progettazione di corsi altamente focalizzati su un argomento.

Un ultimo vantaggio, questa volta di tipo pratico, sta nel peso in megabyte complessivi di una pillola, sufficientemente contenuto per essere scaricato rapidamente e magari archiviato sul telefono o sul tablet per poterne fruire anche in contesti privi di una connessione.

Grazie alla sua versatilità, chi crea e sviluppa moduli di Microlearning può affrontare qualsiasi tipo di argomento, da quelli più semplici, che diventeranno micromoduli, a quelli più complessi che possono essere scomposti in un numero di sottoargomenti, che diventano poi le tappe di un percorso più lungo; a questo proposito, tuttavia, è bene fare alcune precisazioni.

E learning trend Frog Learning

Il Microlearning è la soluzione definitiva per la formazione?

Forse.

Il Microlearning è una metodologia molto efficace laddove applicabile, ma quando si tratta di organizzare argomenti troppo complessi, troppo vasti o analisi molto approfondite, gli esperti si dividono. Secondo alcuni è sufficiente scomporre in pillole gli argomenti troppo lunghi, creando un percorso, secondo altri questo non è possibile.

Stando ai più “apocalittici” è sì possibile suddividere un argomento troppo lungo in sottounità o scomporre un corso che affronta tematiche complesse, ma questo si dimostra uno sforzo eccessivo sia in termini di progettazione che in termini di resa finale del corso. Questo perché la sua complessità non si presta particolarmente a una fruizione frammentata nel tempo e richiede all’utente di avere sempre ben chiari tutti gli elementi e i loro rapporti in essere.

Quello che il Microlearning può offrire, in queste situazioni, è una buona (anzi ottima) panoramica introduttiva, che dia una preparazione generale sull’argomento,per poi concentrarsi su un’analisi approfondita in moduli più consistenti.

Diversa è, invece, la situazione quando si sceglie di costruire un percorso formativo fatto di unità di Microlearning.

Microlearning: metodologia

Trattandosi di un prodotto componibile, un percorso in Microlearning, in qualsiasi forma si decida di svilupparlo, lascia ampie libertà di assemblamento all’instructional designer. La possibilità di scomporre il contenuto in unità brevi e indipendenti permette, in fase di progettazione, un assemblamento sempre più tarato sulle esigenze specifiche di apprendimento in essere.

Si può decidere di fornire all’utente una breve introduzione per poi calarlo e in una dimensione operativa in cui gli viene chiesto di fare qualcosa prima ancora di approfondire i contenuti; si può iniziare da un quiz e partire dai feedback per sviluppare il contenuto; si può coinvolgere l’utente in un percorso gamificato e chiedergli di scegliere opzioni e soluzioni sin dall’inizio; oppure si può richiamare la sua attenzione sui consigli operativi di un tutorial da memorizzare per poter rispondere correttamente a un test.

Un grande pregio del Microlearning è che, una volta definita la macroprogettazione, ci si può sbizzarrire nella microprogettazione con un gioco di incastri in cui si compone il contenuto e lo si affronta passo dopo passo, seguendo gli obiettivi di apprendimento. Si possono inserire test intermedi per spezzare il ritmo e testare le competenze acquisite, o si può interrompere la narrazione per dare il tempo all’utente di leggere un approfondimento.

Insomma, il Microlearning è una finestra aperta su un mare di opportunità di apprendimento perché la sua struttura permette interventi e variazioni in corso d’opera in funzione anche dei reali progressi dell’utente.

microlearning metodologia

Microlearning: strumenti e best practices

Il Microlearning può essere definito anche come una soluzione di apprendimento molto flessibile e plasmabile. La sua struttura, infatti, determina un alto livello di versatilità.

Grazie alla sua frammentazione in blocchi di unità autonome, il suo utilizzo si presta a una significativa differenziazione in termini di:

  • Target: è applicabile a svariati livelli professionale ed è facilmente aggiornabile nel tempo;
  • Obiettivi: dall’onboarding all’aggiornamento, dalla presentazione interattiva alla simulazione gamificata, dallo storytelling divulgativo all’interazione quiz/verifica;
  • Contenuti: la struttura del Microlearning lo rende adatto per qualunque tipo di contenuto (o quasi). Scomponendo infatti il contenuto in unità più piccole è possibile renderlo disponibile “on demand” come soluzione “on the job”.

in funzione degli obiettivi di apprendimento.

Le caratteristiche del Microlearning lasciano intravedere, al livello di instructional design, grandi libertà e opportunità di sviluppo in fase di progettazione.

Il primo passo per la creazione di un corso in Microlearning è necessariamente rielaborare i contenuti in unità indipendenti, accorpandoli o frammentandoli.

Nella scrittura del modulo è possibile inserire uno storytelling che funga da filo conduttore per le singole unità, o per l’intero percorso, così come legarvi dinamiche di gamification per rendere più interattiva l’esperienza dell’utente.

In questo microambiente formativo la prassi di alternare la tipologia di contenuti (testo, testo con interazioni, video, infografiche, immagini) ne esce potenziata, ed è quindi un aspetto ulteriore da tenere in considerazione al momento della progettazione del corso.

Un valore aggiunto sia in fase di scrittura che in fase di riscritture successive, è che la struttura in microunità facilita l’aggiornamento dei contenuti.

E-learning e Neuroscienze

A monte di tutto il processo di creazione e produzione c’è una solida base teorica regalata alla formazione dagli studi sulle Neuroscienze. È ormai noto che quando parliamo di neuroscienze ci riferiamo a un “cordone” di discipline  che concorrono allo studio dei fenomeni che coinvolgono il sistema nervoso. In un precedente articolo su E-learning e neuroscienze, le abbiamo definite “uno strumento di indagine e di studio scientifico del cervello”, e questo chiama inevitabilmente in causa uno dei processi più importanti: l’apprendimento.

Per semplificarci le cose possiamo soffermarci su alcuni elementi:

  • Le emozioni: assolute protagoniste nei processi di apprendimento, cooperano con le componenti cognitive, realizzando l’associazione tra aspetti emotivi e informazioni o eventi. L’E-learning chiama in causa le risorse emotive dell’utente attraverso un pieno coinvolgimento nell’esperienza di apprendimento. L’utente si mette in gioco, si comporta “come se”, osa, risolve, prosegue. Il tutto in un’escalation emotiva molto funzionale all’apprendimento.
  • La ripetizione: è una delle modalità di approccio alle informazioni maggiormente funzionali alla memoria. Confrontarsi più volte con le stesse situazioni, o informazioni, ne aiuta non di poco la memorizzazione. L’E-learning, anche in questo caso, ha la risposta pronta: l’asincronia e la possibilità di navigare il menu dei contenuti, offrono all’utente l’occasione di ripetere l’esperienza di apprendimento e consolidarla. Questa funzione dell’E-learning si esprime al massimo delle sue possibilità nel Microlearning, grazie alla brevità dei segmenti formativi e alle quantità ridotte di contenuto.
  • Il carico cognitivo: il cervello ottimizza tutto ciò che deve processare. Per natura ha la propensione al risparmio di energie, quindi non è fisiologicamente portato a utilizzare a lungo alcune sue proprietà. Ecco magicamente tornare alla ribalta la necessità di contenuti brevi, autosufficienti, esaustivi e focalizzati, che consentano alle funzioni cerebrali di aprire e chiudere un ciclo di apprendimento rispettando i loro limiti di durata. Anche in questo caso,the winner is… il Microlearning.

Grazie alle neuroscienze, oggi ci è più facile capire cosa stimola l’attenzione e favorisce i processi di memorizzazione e apprendimento. I passi avanti fatti grazie al loro apporto ci hanno consentito di capire l’efficacia dell’E-learning in generale e del Microlearning nello specifico.

E-learning e Neuroscienze

Microlearning: cosa ci dicono le neuroscienze?

Per comprendere il legame tra Microlearning e neuroscienze può essere utile richiamare il lavoro di uno degli studiosi che per primi si occuparono di analizzare il comportamento della memoria: Hermann Ebbinghaus.

Lo psicologo e filosofo tedesco è intenzionato a capire se sia più efficace somministrare le informazioni a brevi intervalli, dilazionandone la distribuzione nel tempo, oppure tutte insieme, in un’unica volta.

L’esperimento coinvolge, dunque, due gruppi di persone che hanno accesso alle informazioni nelle due modalità definite, con l’obiettivo di eleggere quella che genera le performance migliori in termini di memoria.

I risultati della ricerca, pubblicata nel 1885, non lasciano spazio a dubbi: la persona in apprendimento trattiene maggiormente le informazioni somministrate in brevi intervalli rispetto a quelle fornite tutte insieme in una sola volta.

L’apprendimento, dunque, si realizza con maggior successo se si studiano piccoli blocchi di contenuto, le persone ricordano meglio e per più tempo le informazioni distribuite su più intervalli e in piccole quantità.

Questa ricerca apre la strada ai concetti di “curva di apprendimento” e “curva dell’oblio”, mettendo in luce la capacità del cervello di rimuovere una gran quantità di informazioni e dunque la necessità di una metodologia di apprendimento “rilasciata” in unità più contenute.

Il cervello umano e il Microlearning

I risultati della ricerca di Ebbinghaus pongono l’attenzione su due aspetti del cervello umano: il tempo di attenzione e la capacità di concentrazione.

Cosa hanno in comune queste due proprietà?

Un limite di durata.

Questo rende il Microlearning particolarmente adatto all’apprendimento umano: nel tempo della sua durata l’attenzione e la concentrazione della persona sono espresse al massimo delle loro potenzialità.

Il tutto, è doveroso aggiungere, funziona ancora meglio se l’attenzione e la concentrazione vengono chiamate in causa in un processo di apprendimento fortemente basato sull’esperienza, dove il ruolo di primo piano dell’utente lo mette nella condizione di utilizzare al meglio delle proprie possibilità tutte le risorse a disposizione.

Microlearning: esempi e applicazioni

Uno dei tratti distintivi del Microlearning è che è progettato per raggiungere un alto livello di coinvolgimento dell’utente. Questo è l’obiettivo scolpito nella pietra quando si è nel vivo della fase di progettazione, a prescindere dal “contenitore” che si decide di adottare per la sua fruizione.

Le possibilità a disposizione sono molte e la scelta dell’una o dell’altra può dipendere da diversi fattori: scelta del cliente, target utente, risorse a disposizione, il tutto in direzione della combinazione vincente contenuti – tecnologia – obiettivi.

Si passa da brevi percorsi formativi suddivisi in piccole unità indipendenti, ma assemblabili, a video tutorial o guide. Tra gli esempi di applicazione del Microlearning possiamo anche citare la conosciutissima Duolingo, App per lo studio delle lingue, ricca di momenti interattivi in cui l’utente, se lo desidera, può ripercorrere tematiche già trattate e allenare le sue abilità.

Oltre ai video tutorial, più incentrati sul concetto di guida all’utilizzo, rientrano nel Microlearning anche i video educativi incentrati su un approccio educativo o divulgativo, come, ad esempio, i TED-Ed.

Entriamo ora nel dettaglio del nostro lavoro e vediamo qualche esempio tratto direttamente dalle nostre attività.

microlearning caratteristiche

Microlearning vs didattica tradizionale: in cosa differiscono

Immersività e coinvolgimento sono tra i principali aspetti che differenziano una metodologia innovativa come il Microlearning da quelle della didattica tradizionale.

lI Microlearning nasce, in primo luogo, per rispondere all’esigenza di mantenere il livello di attenzione più alto. Come riesce in questo intento? Grazie alla sua capacità di concentrare i contenuti, in modo che l’utente sia coinvolto nell’apprendimento più intensamente e per un tempo più breve.

Questa premessa fa emergere subito una delle più importanti differenze tra Microlearning e didattica tradizionale: il primo si basa su brevi unità di apprendimento che si concentrano sull’approfondimento di un tema specifico; la seconda, invece, prevede una trattazione più ampia e distribuita su un arco temporale più esteso, coinvolgendo un maggior numero di argomenti.

Un secondo fondamentale elemento di differenziazione tra Microlearning e didattica tradizionale riguarda la loro modalità di fruizione. Proprio come l’E-learning, infatti, il Microlearning offre la possibilità di seguire un corso in piena autonomia, in termini sia di spazio, sia di tempo. La didattica tradizionale, al contrario, è ancora molto legata a orari di fruizione definiti e condivisi, e spesso richiede la presenza fisica in aula, o quantomeno quella virtuale; bisogna però ammettere che negli anni si sta sempre di più orientando verso soluzioni più innovative.

Un altro elemento che merita di essere citato è l’interattività: per sua natura il Microlearning richiede un elevato livello di coinvolgimento dell’utente, generato soprattutto dall’immersività. La didattica tradizionale, attualmente, pur prevedendo momenti interattivi, mantiene lezioni dialogiche in cui il learner è impegnato nell’attività di ascolto e comprensione, con una sollecitazione all’intervento sicuramente meno frequente di quella richiesta nel Microlearning.

La didattica moderna sempre più vicina al Microlearning

Il confronto tra Microlearning e didattica tradizionale ci porta inevitabilmente a porci delle domande sull’attuale situazione nella scuola.

Il primo elemento che emerge è sicuramente una forte eterogeneità di situazioni. In linea generale, anche ascoltando la voce degli studenti coinvolti nei processi di apprendimento, ci troviamo di fronte a una transizione graduale della didattica tradizionale verso le soluzioni offerte dal Microlearning.

La scuola si sta sempre più orientando verso un’integrazione tra Microlearning e didattica tradizionale, alimentando quest’ultima con soluzioni tecnologiche e modalità di apprendimento digitali e immersive.

Affinché la didattica moderna si fonda con il Microlearning è importante che si verifichino alcuni scenari, come:

  • Un’adeguata preparazione dei docenti;
  • La presenza di tecnologie che possano supportare l’adozione del Microlearning;
  • Un’apertura al cambiamento in grado di sviluppare nuove opportunità di apprendimento.

Il cambiamento in atto, ricordiamo, è molto legato alle specifiche condizioni di contesto.

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Quali sono gli elementi chiave del Microlearning nella didattica

Abbiamo visto come Microlearning e didattica tradizionale si stiano gradualmente avvicinando e integrando, con ritmi ed esiti diversi a seconda dei contesti.

Le esigenze di apprendimento dell’utente contemporaneo aprono la strada all’adozione del Microlearning nella didattica, che si fa gradualmente sempre più frequente.

Ripercorriamo velocemente le più importanti:

  • Elevato livello di coinvolgimento e di immersività;
  • Autonomia nella gestione dell’apprendimento o di alcune fasi di esso;
  • Multimedialità per stimolare la curiosità e rendere più dinamica l’esperienza del learner;
  • Possibilità di adottare la gamification, con tutti i benefici che un tale percorso di formazione può determinare;
  • Opportunità di lavorare su brevi e concentrate unità di contenuto che, oltre ai vantaggi in termini di apprendimento, facilita le successive attività di aggiornamento e integrazione.

Sembra quindi che Microlearning e didattica tradizionale stiano vivendo un momento storico in cui una loro netta separazione sembra sempre più improbabile. Per quanto in alcuni contesti la resistenza al cambiamento sia ostinata, tuttavia, alcune trasformazioni sono in atto, mentre altre sono già state introdotte.

La didattica moderna è in buona parte contaminata dalle metodologie innovative del Microlearning, che offre soluzioni di apprendimento sempre più personalizzate ed efficaci.

Riassumendo

Arrivati a questo punto può essere utile fare il punto sugli argomenti trattati e ripercorrere questo approfondimento sul Microlearning.

Conosciuta anche come “bite sized learning”, questa metodologia di apprendimento ha due caratteristiche principali: la brevità degli argomenti e la presenza di un focus di contenuto unico.

Non si conosce una vera e propria data di nascita del Microlearning, ma sembra che il termine venga utilizzato per la prima volta da Hector Correa nel libro “The Economics of Human Resources”.

Se sulla data di nascita possiamo essere approssimativi, non possiamo fare altrettanto con i due fenomeni che hanno facilitato la diffusione del Microlearning: non ci sono dubbi sul fatto che l’avvento di Internet a banda larga e la diffusione di tablet e smartphone abbiano conferito al Microlearning l’importanza che oggi riveste.

La brevità dei moduli e il focus unico determinano altre condizioni che possiamo oggi definire peculiarità del Microlearning: la specificità dell’argomento trattato e l’alto livello di concentrazione e attenzione che l’utente dedica alla fruizione in Microlearning.

Le particolari caratteristiche distintive di questa metodologia di apprendimento ne fanno con facilità emergere i principali vantaggi, primo fra tutti la centralità dell’utente che è direttamente responsabile dei propri tempi di formazione, potendo gestire le piccole unità formative nell’arco della giornata o, all’occorrenza, on demand-on the job.

Solo vantaggi dunque?

Non è detto. Non tutte le correnti di pensiero ritengono all’unisono che il Microlearning sia adatto, ad esempio, a contenuti molti lunghi e complessi. Alcuni sostengono che al massimo si possa ricorrere al Microlearning per la sezione introduttiva di un corso più lungo, altri invece credono che il Microlearning sia l’unico modo possibile per far fruire contenuti molto articolati e noiosi, come le procedure, tanto per dirne una.

Chi ha ragione?

Non escludiamo che in futuro possano emergere nuove teorie, metodologie o tecnologie in grado di cambiare le carte in tavola, ma al momento sembra proprio che il Microlearning sia la modalità di creazione e produzione più efficace.

Chiamare in causa le Neuroscienze ci aiuta a comprendere come la versatilità del Microlearning apra la strada ad una modalità di apprendimento la cui efficacia si basa sulla possibilità di assimilare le informazioni in piccole unità e poco alla volta. In sostanza, il cervello umano sembrerebbe avere un’inclinazione naturale verso il Microlearning che ne rispetta i tempi e attiva dinamiche neuronali molto funzionali all’apprendimento, grazie alla loro capacità di far sentire coinvolto l’utente.

Conclusioni

Se ad oggi il Microlearning rappresenta una soluzione di successo per tutti i motivi fin qui enucleati, è ancora più ottimistica una previsione sul suo futuro. La sua trasversalità lo pone in una posizione centrale per il futuro dell’E-learning in generale, e la sua stretta connessione con la tecnologia ci porta a immaginare scenari ancora più innovativi nel panorama dell’apprendimento a venire.

Vuoi che la tua formazione sia sempre al passo coi tempi? Contattaci e costruiremo insieme i tuoi corsi E-learning basati sulla metodologia del Microlearning!

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Alfredo Goffredi copywriter
Alfredo Goffredi
Geek, gamer e devoto della gamification, laureato in Scienze della Comunicazione presso UNIPR, sbarca sul pianeta E-learning dopo un viaggio tortuoso fatto di copywriting, critica fumettistica, narrazione, traduzione e customer care. Come nelle migliori avventure grafiche, da ogni esperienza ha ottenuto una competenza da riversare nell’E-learning.
Alfredo Goffredi copywriter
Alfredo Goffredi
Geek, gamer e devoto della gamification, laureato in Scienze della Comunicazione presso UNIPR, sbarca sul pianeta E-learning dopo un viaggio tortuoso fatto di copywriting, critica fumettistica, narrazione, traduzione e customer care. Come nelle migliori avventure grafiche, da ogni esperienza ha ottenuto una competenza da riversare nell’E-learning.
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