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EAA e Accessibilità digitale: come le aziende possono prepararsi. Intervista a Fabio Lotti

L'accessibilità digitale, oggi più che mai, è una necessità urgente. Con l'entrata in vigore dell'European Accessibility Act (EAA), il tema è diventato centrale per le aziende che vogliono restare al passo con i tempi, evitando di essere tagliate fuori da un mondo sempre più digitale. Eppure, nonostante i progressi, c'è ancora una certa confusione su cosa significhi veramente garantire l'accessibilità online e come farlo nel rispetto delle normative.
24 Giugno 2025
Tempo di lettura: 6 minuti

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Fabio Lotti - european accessibility act

Sommario

Per fare chiarezza, abbiamo parlato con Fabio Lotti, Fondatore e Accessibility Expert di Yeah Impresa Sociale. Durante questa chiacchierata, Fabio ci ha guidati attraverso un argomento che molti ritengono “di nicchia”, ma che è in realtà cruciale per il futuro della tecnologia, del lavoro e della formazione aziendale.

In un’epoca in cui l’accesso ai servizi online è fondamentale, l’accessibilità digitale non può più essere un optional: deve diventare una priorità, un elemento essenziale di ogni strategia digitale. E proprio per questo abbiamo chiesto a Fabio di spiegarci perché l’accessibilità digitale è una sfida che riguarda tutti, e come le aziende possono trarne vantaggio, non solo evitando sanzioni, ma migliorando davvero l’esperienza degli utenti.

Partiamo con un’introduzione all’accessibilità digitale. Quando si parla di accessibilità, molti pensano subito all’accessibilità dei luoghi fisici o dei prodotti analogici (scivoli dei marciapiedi, rampe, segnali tattili, ecc.). Ma l’accessibilità è cruciale anche – e soprattutto, aggiungerei – nel mondo digitale.

Può la digitalizzazione essere effettivamente un radicale cambiamento sociale senza essere etica e democratica allo stesso tempo? Potresti spiegarci a grandi linee cos’è l’accessibilità digitale e come impatta nella vita quotidiana di qualunque persona?

Il digitale è ormai una parte integrante della nostra vita quotidiana e attraversa ogni attività che svolgiamo. Utilizziamo app per consultare i social, prenotare vacanze o visite mediche, scegliere dove cenare leggendo le recensioni online, o gestire le nostre case con le app di domotica. Ogni una di queste operazioni deve essere accessibile a tutti, indipendentemente dalle capacità fisiche, sensoriali e intellettive delle persone. Per comprendere l’impatto dell’inaccessibilità, basta pensare ai momenti in cui un servizio digitale va in down: anche se spesso il disagio dura solo pochi minuti, l’effetto è il panico. Purtroppo, milioni di persone vivono quotidianamente con la frustrazione di dover fare i conti con servizi che, sebbene apparentemente funzionanti, non sono davvero accessibili a tutti.

Ma quando parliamo di accessibilità, non ci riferiamo solo alle persone con disabilità, ma a un vantaggio in termini di inclusività e usabilità condiviso. Possiamo affermare che è giusto iniziare a rendere meno esclusivo il rapporto tra accessibilità e disabilità, mettendo in evidenza come un prodotto accessibile costituisca un vantaggio per chiunque, oltre a essere l’affermazione di un diritto?

Assolutamente sì. I benefici di un portale digitale accessibile non riguardano solo le persone con disabilità, ma tutti coloro che potrebbero trovarsi in situazioni di svantaggio, come chi ha un dispositivo poco performante o una connessione Internet lenta, o chi ha difficoltà nella lettura o competenze linguistiche limitate. L’aspetto più positivo dell’accessibilità è che, alla fine, offre un vantaggio universale: rende i siti e le app più facili da navigare e utilizzare, migliorando l’esperienza di tutti.

In questo periodo il tema dell’accessibilità è molto discusso, dato che il 28 giugno è entrato in vigore l’European Accessibility Act (EAA) in Italia con il D.lgs 82/2022. Puoi spiegarci in breve quali sono le novità introdotte e cosa cambia per le aziende?

La novità più rilevante introdotta da questa normativa riguarda i prodotti e i servizi digitali. Il principio centrale, che potrebbe sembrare banale ma è davvero rivoluzionario, è che le aziende che vogliono immettere sul mercato europeo un prodotto o un servizio digitale possono farlo solo se garantiscono l’accessibilità in modo nativo. In altre parole, l’accessibilità diventa una parte integrante del processo produttivo, non qualcosa da aggiungere successivamente per conformarsi alle normative. Questo cambiamento implica che le aziende dovranno pensare all’accessibilità fin dall’inizio, durante la progettazione e lo sviluppo dei loro prodotti e servizi digitali.

Lo scopo della normativa è sicuramente l’armonizzazione del quadro europeo sull’accessibilità, per eliminare forme di discriminazione. Le aziende si doteranno di un sistema integrato per sviluppare prodotti accessibili e rendere inclusivo il proprio ecosistema digitale.

Tuttavia, è anche immaginabile che non tutte le aziende seguiranno correttamente queste linee guida. Chi controlla queste non conformità? Com’è strutturato il meccanismo di segnalazioni e il sistema sanzionatorio?

In Italia, gli organi di vigilanza sono l’AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) per quanto riguarda i servizi digitali, mentre il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha competenza sui prodotti digitali. Questi enti sono incaricati di eseguire controlli per verificare la conformità dei prodotti e dei servizi digitali. Se vengono rilevate delle violazioni, le aziende riceveranno una sorta di ammonizione. Se non rimuovono gli elementi di inaccessibilità entro i tempi indicati dalla diffida, saranno soggette a sanzioni economiche, con un sistema progressivo e incrementale che aumenta in base alla gravità e alla durata del mancato adeguamento.

E quelle aziende escluse dalla normativa, consigli comunque di adeguarsi, considerando che stiamo parlando non solo di un diritto, ma anche di un vantaggio competitivo?

Inoltre, forse è bene ricordare che l’EAA si colloca in un reticolato giuridico molto più ampio. Ad esempio, se le microimprese sono escluse dall’EAA, non lo sono per la Legge 67/2006 (Misure per la tutela giuridica delle persone con disabilità vittime di discriminazioni).

L’accessibilità, essendo un diritto sancito dall’Unione Europea, è un concetto in espansione, e il processo è ormai irreversibile. Anche se oggi un’azienda non è soggetta agli obblighi normativi dell’EAA, lo sarà sicuramente tra pochi anni. Pertanto, il mio consiglio è di iniziare fin da subito a familiarizzare con queste specifiche tecniche e a considerare l’accessibilità come un vantaggio competitivo. Le aziende che si adeguano ora saranno un passo avanti rispetto a quelle che rinviano o snobbano questa tematica, acquisendo un vantaggio sul lungo periodo. Inoltre, è fondamentale ricordare che l’EAA si inserisce in un quadro giuridico più ampio, e anche le microimprese, sebbene escluse dall’EAA, sono comunque coinvolte da altre normative, come la Legge 67/2006, che tutela le persone con disabilità contro le discriminazioni.

Proverei a provocare, se sei d’accordo. Negli ultimi mesi abbiamo notato molta confusione sul tema dell’EAA, sul reale impatto della normativa e sulle azioni da mettere in pratica per essere conformi.

Sembra quasi una norma calata dall’alto all’ultimo minuto, ma l’EAA è stato pubblicato nel 2019, ben sei anni fa… non pochi! Nonostante i numerosi momenti formativi e informativi, perché è accaduto questo?

Come in tutte le rivoluzioni, ci sono diverse ragioni. Da un lato, c’è una lunga abitudine a non considerare l’accessibilità con la giusta serietà, anche all’interno delle aziende. Poi, non possiamo dimenticare le competenze limitate in materia, che in molte realtà aziendali sono ancora carenti. A ciò si aggiunge una costante attenzione verso altre priorità, che ha messo l’accessibilità in secondo piano. Sebbene la normativa sia stata introdotta sei anni fa e siano stati offerti numerosi momenti formativi e informativi, la strada da percorrere è stata lunga. Tuttavia, una cosa è certa: le aziende che negli anni passati hanno investito in accessibilità hanno visto ritorni concreti in termini di quote di mercato, reputazione aziendale e fidelizzazione dei clienti.  

Esiste una certificazione di accessibilità? Inoltre, quali sono le pratiche da attuare per essere conformi? Qual è la documentazione da seguire?

Attualmente, le normative richiedono alle aziende di pubblicare una “Dichiarazione di accessibilità o di conformità”, ossia di rendere pubblico il grado di accessibilità dei propri portali digitali. Questo approccio ha un duplice scopo: da un lato, informare i consumatori sullo stato di accessibilità del prodotto o servizio digitale; dall’altro, consentire alle aziende di fissare un punto di partenza e avviare un percorso verso il miglioramento continuo dell’accessibilità. Il metodo più efficace per ottimizzare le risorse e ottenere i migliori risultati è eseguire una verifica di accessibilità, che permetta di valutare lo stato di conformità e identificare gli errori di accessibilità. Solo dopo questa fase sarà possibile progettare un piano per rimuovere gradualmente le criticità e migliorare il livello complessivo di accessibilità del portale.

A questo punto, quali sono quelle da evitare? E perché proprio gli overlay?

Come in molte situazioni della vita, le scorciatoie sembrano allettanti, ma spesso nascondono dei pericoli. Attualmente, su 50 criteri di successo da verificare, i software automatici (inclusi quelli basati sull’intelligenza artificiale) riescono a verificare al massimo il 30% di questi. Come può un software correggere un errore che non è in grado di rilevare? È chiaro che questi strumenti non sono adeguati a risolvere la sfida di rendere i portali più accessibili. Per questo motivo, sono sconsigliati sia dagli organi di vigilanza che dai professionisti dell’accessibilità digitale. Gli overlay, in particolare, sono problematici perché, purtroppo, non risolvono in modo efficace i veri problemi di accessibilità, ma spesso mascherano i difetti senza affrontarli alla radice.

Provocherei, di nuovo. Abbiamo parlato di WCAG 2.1, che non sono l’ultima versione, e sappiamo che la norma tecnica è attualmente in aggiornamento. Questo potrebbe creare un sistema non omogeneo, con diverse insidie?

Aggiungo che il livello di “parziale conformità” previsto dalla normativa è un mare magnum di casistiche, che potrebbe diventare un facile rifugio per molte realtà. Credi che la ratio utilizzata dalla norma sia carente su questo punto?

Come accade in molti ambiti, le normative sono in continua evoluzione. L’importante è restare aggiornati e applicare al meglio le indicazioni che provengono dall’Unione Europea. Al momento, gli strumenti necessari per realizzare prodotti e servizi accessibili ci sono, e le competenze sono disponibili per chi ha bisogno di supporto. In definitiva, si tratta solo di volontà: se un’azienda decide di allinearsi alle ultime normative, in pochi mesi può ottenere risultati significativi. Riguardo al “parziale conformità”, è vero che può sembrare un campo minato di casistiche, ma la vera sfida sta nell’affrontare la questione con serietà e impegnarsi per ottenere una vera e propria conformità, evitando di rifugiarsi in soluzioni che non risolvono i problemi a lungo termine.

Veniamo ora al settore dell’e-learning. Nonostante non siano esplicitamente citati corsi e-learning e piattaforme LMS, è indubbio che anche questi saranno coinvolti dalla normativa. Puoi fare chiarezza su questo punto?

Il mondo della formazione ha subito una vera e propria rivoluzione digitale, e non c’è dubbio che anche il settore E-learning sia incluso nell’ambito di applicazione dell’EAA. Inoltre, come accennato precedentemente, esistono diverse normative che si intrecciano, tra cui quelle che promuovono le pari opportunità sul luogo di lavoro. In pratica, tutti devono avere gli stessi diritti di accedere ai contenuti formativi in modo equo. Non garantire questo accesso universale significa porre in essere una forma di discriminazione, e l’EAA mira proprio a evitare che ciò accada nel contesto digitale.

Come rendere accessibile l’intero ecosistema formativo aziendale? Cosa consigli a un’azienda che sta appena iniziando a integrare l’accessibilità nei propri contenuti e-learning? Da dove iniziare?

Il mio consiglio è di evitare di improvvisare, perché si rischia di fare scelte costose e poco efficaci. Piuttosto, è fondamentale rivolgersi a professionisti con esperienza consolidata in questo campo, che possano guidare l’azienda lungo il percorso più adeguato per rispettare i requisiti di accessibilità. Questo non solo aiuterà a conformarsi alle normative, ma renderà l’azienda realmente inclusiva, allineata con le esigenze moderne. L’accessibilità non è solo una questione normativa, ma anche un elemento fondamentale per il welfare e il benessere dei dipendenti, che si riflette in una cultura aziendale più aperta e attenta.

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