Sommario
Digital storytelling: cos'è
Il digital storytelling può essere definito come una metodologia narrativa che si avvale del supporto di strumenti multimediali. L’applicazione delle tecnologie digitali allo storytelling offre l’opportunità di arricchire la narrazione con esperienze dinamiche e coinvolgenti.
Per poter meglio circoscrivere lo storytelling digitale possiamo citare i principali elementi che lo caratterizzano:
- Interattività: l’utente può interpretare un ruolo nella storia, intervenire sui fatti, interagire con altri utenti o personaggi, prendere decisioni che influenzano lo sviluppo della storia;
- Multimedialità: il digital storytelling può mescolare testi, video, immagini, animazioni, grafiche interattive. Questo mix ha il potere di generare narrazioni multisensoriali capaci di catturare l’attenzione e mantenere alto l’interesse dell’utente nel corso della sua esperienza di fruizione;
- Accessibilità: le tecnologie digitali consentono di raggiungere un’utenza quanto più estesa e differenziata possibile senza confini legati alle abilità psico fisiche;
- Flessibilità: l’utilizzo del digital storytelling permette di intervenire sui contenuti agilmente, ogni volta che ne sorge la necessità. Questo rende possibile modificare e aggiornare le storie nel tempo per adeguarsi alle esigenze di fruizione.
Storytelling: definizione
La definizione di storytelling corrisponde a “la capacità – l’arte – di raccontare storie coinvolgenti”. Storytelling significa utilizzare elementi narrativi efficaci per creare un legame con l’interlocutore, una sorta di sintonia in grado di tenere alto il livello di coinvolgimento. Le storie, infatti, hanno il potere di emozionare, far emergere valori personali, restare impresse nella mente di chi assiste al loro racconto.
Quando in rete cerchiamo l’espressione “storytelling traduzione”, ci imbattiamo nella risposta più ovvia, secondo cui si tratta dell’“arte di persuadere attraverso il racconto”. In verità non si limita a questo, si espande ben oltre l’intento persuasivo e tende sempre di più verso la creazione di connessioni emotive con l’interlocutore. Questo è il vero potere dello storytelling.
Il digital storytelling, oggetto di questo approfondimento, altro non è che l’evoluzione di una delle più antiche pratiche di coinvolgimento del pubblico. D’altro canto, basti pensare ai cantori e agli aedi, custodi di un patrimonio culturale trasmesso attraverso versi, miti e raccolti nei numerosi racconti epici che ci sono pervenuti.
I tre principi dello storytelling
Dagli albori dei tempi, dunque, la pratica dello storytelling si è rivelata efficace per la sua capacità di richiamare l’attenzione degli interlocutori attraverso il coinvolgimento emotivo legato all’interesse per la storia. Ma come si fa storytelling?
Possiamo affermare che, sin dalle origini, lo storytelling si sia contraddistinto per tre elementi fondamentali – conosciuti come i tre principi dello storytelling – e sono: emozione, autenticità e struttura narrativa chiara.
- L’emozione è un fattore imprescindibile, fa leva sui sentimenti umani più profondi e rappresenta il fattore di maggior impatto sul pubblico. Senza l’emozione non c’è l’interesse né l’intenzione a seguire la storia dall’incipit all’epilogo.
- Il secondo principio dello storytelling, l’autenticità, richiama una delle più profonde esigenze di chi è in una posizione di ascolto: la coerenza nella storia. Attraverso l’autenticità si fa spazio la credibilità del racconto e dunque la sua capacità di trasmettere in modo efficace il messaggio contenuto.
- La struttura narrativa, rappresenta l’impalcatura dello storytelling, la base su cui il racconto viene costruito e che sostiene tutte le sue dinamiche interne. Nella struttura narrativa sono contenuti gli elementi principali di una storia: il cosiddetto decollo – ovvero l’incipit – , lo sviluppo e infine l’atterraggio, ovvero un epilogo coerente con gli sviluppi che lo hanno scaturito

Libri e podcast sullo storytelling
Lo storytelling stesso è stato oggetto di trattazione e approfondimento. Vi suggeriamo qualche libro e/o podcast sullo storytelling, risorse utile per esplorare l’argomento.
Storytelling: libri
Per quanto riguarda i libri sullo storytelling non possiamo che partire con un classico del settore: “Storytelling d’Impresa” di Andrea Fontana, una vera e propria guida all’utilizzo dello storytelling nelle organizzazioni. Il manuale ha come principale obiettivo quello di offrire una definizione dello storytelling, ossia quell’attività che sfrutta il racconto per orientare comportamenti di apprendimenti e, a volte, di acquisto. Il vero valore aggiunto di questo libro è dato dall’inserimento di Case Study ed esempi concreti ripresi dalla vita professionale dell’autore, che riporta il ruolo dello storytelling all’interno del racconto di impresa in una logica di brand activism.
Meno recente (2020), ma interessante per entrare nel profondo dello storytelling, è “La scienza dello storytelling. Come le storie incantano il cervello” di Will Store. L’autore pone in evidenza la facilità con cui l’essere umano si serve delle storie per costruire la sua identità nel mondo e il suo rapporto con esso. Ogni dimensione dell’esperienza umana è intrisa di storie, che condizionano il nostro cervello al punto da contribuire all’evoluzione del linguaggio umano. Il valore aggiunto dell’approccio di Store è sicuramente quello di fornire una prospettiva psicologica per comprendere come l’individuo sia in grado di creare universi di significati, valori, simboli attraverso il racconto.
Del 2022 “L’arte dello storytelling. In che modo lo storytelling può attirare clienti, influenzare il pubblico e trasformare la tua azienda” di Kindra Hall. Questo testo nasce con l’intento di fornire a imprenditori, manager, team leader, strumenti di comunicazione efficaci per sollecitare l’attenzione di potenziali clienti e alimentare il proprio business. Secondo l’autrice, speaker e storyteller professionista, chiunque può raccontare una storia e sviluppare lo storytelling come abilità. Nello specifico, la Hall, si concentra su quattro tipologie di storie da utilizzare per differenziarsi dai competitor e conquistare il mercato d’interesse.

Storytelling: podcast
Tra i più noti podcast sullo storytelling, in italiano, possiamo sicuramente citare “Eroi, storytelling e imprese da raccontare” di Fulvio Julita, che spiega a professionisti “eroi” come raccontare il proprio business e farsi conoscere dai clienti. Dove trovarlo? Sulle piattaforme Spotify, Apple Podcast e Google Podcast.
Un’altra interessante risorsa della gamma podcast for storytelling su Spotify, questa volta in lingua inglese, è “Storytelling ThatSticks for business and Life”, una serie di podcast ideata da Doug Stevenson incentrata sull’applicazione dello storytelling nel business.
Meno recente dei due appena citati, ma comunque meritevole di menzione è il podcast “Storytelling: l’arte di raccontare storie”, una serie a puntate in cui lo storyteller multidisciplinare Mick Odelli svela le sue strategie narrative per toccare l’universo emotivo delle persone.
Quando è nato lo storytelling digitale?
Lo storytelling puro, tradizionale, affonda le sue radici nell’antichità. L’arte di saper raccontare storie costituisce da sempre una preziosa modalità di conservazione e trasmissione del patrimonio culturale. Con il digitale lo storytelling assume una connotazione più emotiva, più legata alla connessione con l’utente. Storytelling digitale non è solo l’arte di raccontare, bensì la capacità di trasmettere un messaggio coinvolgente attraverso le meccaniche del racconto, il tutto potenziato dal supporto della tecnologia.
L’evoluzione dello storytelling passa attraverso le pubblicità televisive e radiofoniche prima, e i social media poi. Di pari passo con l’evoluzione tecnologica cambiano anche i canali del racconto, prediligendo quelli che arrivano in modo più diretto all’interesse dell’utente.
Formalmente il termine “digital storytelling” compare negli anni ‘90, ma possiamo rintracciare un segnale della sua presenza già nei giochi di avventura testuale, molto popolari e ampiamente fruiti, già dagli anni ‘70. La timeline dello storytelling digital è scandita cronologicamente dalle epoche della tecnologia, proprio perché il suo obiettivo è far viaggiare il messaggio sul mezzo più impattante per il destinatario.
Ecco che dal libro si passa alla televisione, dalla pubblicità broadcasting ai messaggi social più personalizzati e vicini all’utente, da YouTube ai podcast e alle infografiche dei carousel di Instagram.
In conclusione, per rispondere alla domanda iniziale, possiamo affermare che se lo storytelling precede di gran lunga il digitale, dunque quest’ultimo è all’origine del digital storytelling, fornendo alla narrazione strumenti tecnologici in grado di amplificare l’impatto emotivo sull’utente.

Digital storytelling: metodologia
Possiamo quindi considerare il digital storytelling una metodologia vera e propria, che consiste nell’applicazione di alcuni elementi chiave, quali:
- Incipit, sviluppo ed epilogo;
- Personaggi principali e le loro abilità;
- Descrizioni evocative ed emozionali;
- Messaggio valoriale e morale finale.
Vediamole nel dettaglio.
Incipit, sviluppo ed epilogo: la struttura narrativa
La struttura del digital storytelling pone le proprie radici all’interno della tradizione narrativa. E, come quest’ultima, prevede lo sviluppo della storia attraverso tre passaggi chiave: incipit, sviluppo ed epilogo. Dove:
- L’incipit rappresenta il contenitore che anticipa e racchiude i tre elementi che incorniciano la storia. Contiene: il contesto, il tema centrale, i personaggi principali. Essi non sono altro che la base da cui partire per catturare l’attenzione dell’utente e rendere l’esperienza di Digital Storytelling più coinvolgente. Inoltre, l’incipit contiene il cosiddetto “why”, il perché da cui tutto scaturisce e che deve essere immediatamente intercettabile e percorribile dall’utente.
- Lo sviluppo coincide con lo snodo delle prime azioni e la parte in cui iniziano a emergere le vere caratteristiche dei personaggi. Qui si chiede all’utente di interagire con Ioro, ponendosi al loro fianco oppure non condividendo le loro azioni; in questo snodo, l’utente è portato a compiere una scelta, mettendosi a confronto con i personaggi.
- L’epilogo rappresenta la diretta conseguenza di quelle scelte. Nella sua struttura infatti si ripresentano gli elementi dell’incipit e dello sviluppo in una logica causa-effetto, in piena coerenza con tutti gli elementi che popolano la storia.
I personaggi e il loro ruolo
I personaggi hanno come ruolo quello di guidare la storia attraverso le proprie caratteristiche, portando l’utente a identificarsi con almeno uno di loro. I personaggi guidano la storia, ma la loro responsabilità non si limita a questo. Soprattutto in un contesto digitale, è fondamentale che il personaggio sia costruito in modo tale da creare una connessione emotiva con l’utente, per questo la loro profilazione è direttamente figlia di un attento studio del target di riferimento.
Lo scopo
Ogni storia deve mettere in scena un racconto che prevede il raggiungimento di un obiettivo, tramite il superamento e completamento di alcune prove, attraverso cui i personaggi mettono in campo le proprie abilità. È l’obiettivo ultimo della storia che tutto muove e sono i personaggi che devono accompagnare l’utente attraverso il susseguirsi degli eventi. In questa fase si punta molto sulle competenze che si vogliono sollecitare o sviluppare, in base alle quali verrà presentata una sfida da superare, una missione da compiere, un piano da realizzare.
Il ruolo della fantasia e delle emozioni
All’interno di una qualsiasi storia, raccontata o scritta, le emozioni giocano un ruolo fondamentale perché permettono all’utente di immedesimarsi nei personaggi e negli eventi descritti, andando a risvegliare in lui emozioni.
Ma perché l’emozione è così importante? Perché permette di velocizzare i tempi di apprendimento e di trasmissione del messaggio che si vuole veicolare; oltre a enfatizzare l’impatto sull’utente, aumentando il suo livello di coinvolgimento e immersività.
La morale
Ogni storia, oltre al raggiungimento di un obiettivo, prevede anche un insegnamento che a sua volta porta con sé un messaggio valoriale e una riflessione finale sul senso della storia. Questa necessità pone le proprie radici nella più antica delle tradizioni, da Esopo in poi, dove tutte le storie avevano come obiettivo quello di trasmettere qualcosa, un messaggio, un contenuto che potesse essere d’insegnamento o alimentare l’universo valoriale di chi lo recepisce.

Come costruire un progetto di digital storytelling
La realizzazione di un progetto di digital storytelling richiede, naturalmente, un lavoro di ricerca e stesura preliminare.
In primo luogo, la definizione degli elementi costitutivi del progetto è strettamente legata agli obiettivi desiderati.
La scelta dell’obiettivo apre la strada all’individuazione del target. Solo a questo punto sarà possibile procedere con la stesura del piano narrativo, che, ricordiamo, ripercorre quello dello storytelling puro e tradizionale: incipit, sviluppo, epilogo.
Un passaggio successivo consiste, poi, nella scelta dei formati e delle piattaforme da utilizzare. Seguono poi le fasi deputate alla produzione dei contenuti, all’integrazione di elementi interattivi, infine alla pianificazione della condivisione degli stessi.
Le quattro "I" dello storytelling
Anche il digital storytelling, per catturare l’attenzione dell’utente, si avvale del potere delle quattro “I”:
- Interesse: come catturare l’interesse dell’utente sin dall’inizio? Su quali emozioni è necessario fare leva? Conoscere il target di riferimento, naturalmente, fornisce una risposta a questi interrogativi. L’interesse è il perno del livello di attenzione, suscitarlo sin dall’inizio dell’esperienza utente è un’ottima strategia per mantenerlo elevato negli step successivi;
- Impatto: che tipo di esperienza vive l’utente a contatto con questo tipo di input? Che cosa ricorderà? Come elaborerà i contenuti trasmessi attraverso un progetto di storytelling digitale? Il lavoro di progettazione a monte, anche in questa fase, è fondamentale per definire il messaggio da veicolare;
- Immersività: uno dei principali vantaggi del digital è quello di consentire all’utente di immergersi nell’esperienza in corso e raggiungere il massimo coinvolgimento;
- Interattività: insieme al punto precedente ci troviamo di fronte a una delle più interessanti peculiarità del ditale, ovvero la possibilità di coinvolgere l’utente nello sviluppo della storia spingendolo a fare delle scelte.

Vantaggi del digital storytelling aziendale per le aziende e per gli utenti
Le aziende si avvalgono del supporto del digital storytelling per creare connessioni emotive con i clienti. Possono farlo raccontando la storia del brand o costruendo una narrazione sull’utilizzo di un prodotto, facendo leva sui valori del target di riferimento. Il digital storytelling aziendale, inoltre, è un modo per veicolare mission e vision del brand in una modalità dinamica e coinvolgente che più facilmente resterà impressa nella mente dei destinatari. Un altro vantaggio del digital storytelling for business è l’opportunità di utilizzare diversi formati in funzione degli obiettivi e degli utenti finali.
Un valore aggiunto da non trascurare, inoltre, è la facilità di condivisione a cui si presta un contenuto trasmesso attraverso lo storytelling digitale, basti pensare al suo potenziale sui social.
Un ostacolo che sicuramente è più facile aggirare attraverso il digital storytelling aziendale è quello di trasmettere concetti complessi o molto articolati, organizzandoli in storie.
Anche lato utente, il digital storytelling aziendale sembra riscuotere un grande successo. Sicuramente per gli utenti lo storytelling è un canale molto potente per la comprensione di prodotti e servizi presentati dalle aziende. Infine, per gli utenti, il digital storytelling diventa quindi uno strumento fondamentale per individuare e poi riconoscersi nei valori del brand, in modo da sentirsi parte di una community.
Digital storytelling: tipologie e forme
Lo storytelling digitale si può realizzare in diverse tipologie, per ognuna delle quali ci si può avvalere del supporto di diversi tool, come:
- Software di editing video e audio
- Piattaforme di social media
- Applicazioni per la creazione di contenuti interattivi
- Tool di realtà aumentata e virtuale
- Piattaforme di blogging e content management
Vediamo le diverse tipologie e forme di digital storytelling e i principali software di riferimento.
Timeline
Timeline è una modalità che viene utilizzata per sviluppare una narrazione di fatti per sequenze cronologiche. Come suggerisce la stessa denominazione, timeline è particolarmente indicato per ordinare i contenuti. Tra i migliori programmi disponibili per la realizzazione di storytelling con timeline possiamo sicuramente citare iSpring Suite, Sutori, Tiki Toki.
Story mapping
La tipologia story mapping risponde all’esigenza di unire gli elementi narrativi di una storia su una mappa. Tra i suoi vantaggi, quello più immediato è la possibilità di avere subito una visione d’insieme della storia. Nel caso dello story mapping, i programmi più diffusi sono Miro e Trello, molto utilizzati anche per le attività in team.
Transmedia storytelling
Anche qui la parola stessa contiene l’obiettivo di questa tipologia di storytelling. Si tratta, infatti, di sviluppare una narrazione attraverso l’utilizzo di più media, come video, immagini, audio. Tra i software più utilizzati in questo caso possiamo citare la Suite Articulate, proprio per la sua capacità di integrare tutti i formati citati.
Visual storytelling
Il visual storytelling consiste nello sviluppo di una narrazione per immagini. Si tratta di una modalità comunicativa che popola il contenuto con immagini o infografiche in cui emerge il contenuto con i suoi elementi visivi. I software utilizzati per i progetti di visual storytelling possono essere molteplici, anche combinati. Ritroviamo il già citato Miro, assieme ai più noti Powerpoint, Canva e Photoshop; Piktochart e Venngage sono invece soluzioni ideali per la creazione di infografiche.
Video storytelling
Il video storytelling si avvale, per l’appunto, del supporto di contenuti video, sfruttando la capacità di questo formato di raggiungere le emozioni più profonde dell’utente, attraverso immagini, suoni, movimenti, dialoghi. La scelta del software, anche in questo caso, dipende dall’obiettivo e dalle competenze di chi lo utilizza. I principianti possono iniziare con iMovie o Filmora; per produzioni più sofisticate si può invece ricorrere all’utilizzo di Adobe Premiere Pro o Da Vinci Resolve. Non si può infine non segnalare Vyond per la realizzazione di video cartoon.

Digital storytelling: app
Quando si parla del rapporto tra scrittura e narrazione, una delle affermazioni più ricorrenti riguarda la diretta connessione tra contenuto e modo di raccontare. Per quanto il contenuto sia fondamentale, infatti, si tende sempre a precisare che l’importante non è tanto quello che si racconta, ma come lo si racconta. Sulla carta questo si traduce nelle differenze tra stili, tecniche e artifici.
Nel mondo del digital storytelling, invece, i contenuti a disposizione della narrazione possono avere diversa natura, non solo testo ma anche immagini, video, gif, segmenti di audio più o meno lunghi, interazioni di vario tipo, quiz e minigiochi; di conseguenza cambia il modo in cui si racconta e aumenta il livello di coinvolgimento dell’utente.
Per creare i diversi contenuti che vanno a comporre quello che è, a tutti gli effetti, un transmedia storytelling, la cosa migliore da fare è servirsi di software app specifici. Per praticità possiamo suddividere le cosiddette digital storytelling applications in due categorie: quelle specificamente legate all’E-learning e quelle legate alla semplice creazione di contenuti.
Digital storytelling: E-learning tool
Tra i software che vengono abitualmente utilizzati nell’E-learning ci sono, ovviamente, i principali authoring tool, che si evolvono al passo coi tempi per offrire soluzioni sempre più coinvolgenti e immersive a chi progetta e sviluppa corsi di formazione.
isEazy Author
Di isEazy vi abbiamo parlato più volte, è un authoring tool innovativo per la creazione di corsi E-learning interamente cloudbased. È semplice da usare perché sfrutta l’approccio low code, che offre tantissimi elementi già predefiniti, facilmente modificabili e inanellabili uno dopo l’altro nella preparazione di un corso. Inoltre le sue potenzialità aumentano se si tiene conto della presenza di modelli che permettono la creazione di quiz e di un sistema di IA utile per la creazione e l’organizzazione di contenuti.
Insomma, è l’ideale per progettare il vostro digital storytelling ma anche per popolarlo con alcuni elementi che forniscono maggiore tridimensionalità alla storia alla base del percorso formativo progettato.
isEazy ha un piano gratuito, con accesso limitato alle sue varie funzionalità, e tre piani a pagamento a seconda delle esigenze dello sviluppatore o dell’azienda in questione.
Vyond

Poche cose possono creare immersività e coinvolgimento quanto costellare un modulo formativo di brevi frammenti di cartoon. E quando si parla di cartoon il primo software che viene alla mente è Vyond.
Questo software permette di creare brevi video animati in stile cartoon, offrendo un vero e proprio arsenale di personaggi personalizzabili e pronti per essere animati in uno dei tanti scenari disponibili. Oltre alla realizzazione di clip video, inoltre, Vyond permette di realizzare elementi grafici e gif animate, per mantenere coerenza grafica lungo tutto il digital storytelling.
Sono disponibili cinque piani a pagamento con funzionalità e integrazioni differenti.
Storyline 360

Tra i principali software per la creazione di corsi E-learning, Storyline 360 è sicuramente uno di quelli che offre maggiori possibilità. Se masticate un pochino di inglese potrete capire già dal nome la dichiarazione di intenti di questo software; “storyline” infatti significa “intreccio”, proprio nel senso dello svolgimento di una storia.
Le sue funzionalità permettono di progettare architetture ramificate ed elaborate, da arricchire con contenuti di qualsiasi genere, dal testo alla grafica, dal video ai momenti gamificati. Consente un elevato livello di personalizzazione dei percorsi, ma spesso a discapito della facilità d’uso, sicuramente più complessa rispetto a un software che utilizza meccaniche di sviluppo low code.
Storyline 360 fa parte della suite Articulate ed è disponibile solo a pagamento (ma è possibile effettuare un periodo di prova gratuito di trenta giorni).
Rise 360

All’interno della suite Articulate, assieme a Storyline 360, è possibile trovare anche Rise, un software cloudbased per la creazione di percorsi formativi lineari. Agile nella fruizione e facile da usare, Rise consente di realizzare digital storytelling sicuramente meno elaborati dal punto di vista della struttura, ma di certo non meno efficaci.
I suoi punti di forza sono la facilità nella produzione e l’agilità nella fruizione. Immediato da usare, Rise si rivela molto efficace nella realizzazione di brevi moduli in microlearning; e in special modo questo vale per quelli in cui la solida componente narrativa dello storytelling riesce a sfruttare le sue funzionalità integrate. Il software, infatti, consente di scegliere tra tipologie di slide preimpostate che vanno dal semplice testo a schermo fino a elementi interattivi preimpostati (come, per esempio, il click and reveal tramite bullet point o card, le gallery fotografiche o interazioni drag & drop).
Anche in questo caso, ovviamente, dopo trenta giorni di prova è necessario sottoscrivere un abbonamento alla suite Articulate per continuare a utilizzarlo.
Digital storytelling: Tool
Oltre ai programmi specifici del mondo E-learning, grazie ai quali principalmente viene programmata l’ossatura dello storytelling digitale, ci sono poi quelli utilizzati per la produzione degli elementi con cui dare valore e contenuto alla narrazione. Vediamo alcuni dei più importanti.
Audacity

Cominciamo dall’audio: cosa dice più “narrazione” di una voce narrante? Quando si parla di digital storytelling, la voce è solitamente registrata in formato mp3 e importata in fase di sviluppo. Può essere lo speakerato di un corso, una voce narrante, le voci di diversi personaggi o ancora, nel caso di percorsi ampi e ramificati, la traccia audio di un frammento di podcast o di una clip video.
Per la fase di produzione, una buona soluzione è usare Audacity, un software semi professionale di registrazione e mixaggio audio, che oltre alla registrazione permette funzionalità di editing come l’aggiunta di effetti e rumori e altri strumenti per la post-produzione.
Nonostante le sue potenzialità, Audacity è un software scaricabile gratuitamente e non ha limitazioni sull’ambiente di lavoro, che può essere Windows, MacOS/iOS o Linux.
Camtasia studio

Una clip video può non essere necessariamente un cartoon o una ripresa fatta con una telecamera, una webcam o (a seconda delle situazioni e del tono che si vuole dare al video) una ripresa dalla camera dello smartphone.
Può capitare che uno specifico storytelling digitale richieda di registrare quanto appare sullo schermo, per esempio per creare un tutorial video che illustri una procedura, una guida o dare semplici e rapide istruzioni. In questo caso si parla di screencast, ovvero di registrazione e trasmissione dello schermo di un computer o di un device portatile.
Esistono molti software per realizzare uno screencast ma Camtasia Studio è probabilmente il più potente e completo, grazie alle sue tante funzionalità: oltre a registrare lo schermo (e, in contemporanea, il flusso della webcam) è infatti possibile catturare il movimento del mouse e la sovrimpressione dei tasti premuti sulla tastiera durante lo screencast. Offre poi una vasta gamma di funzionalità per la post-produzione del video, inclusa l’integrazione di una IA capace di organizzare le parti del video in completa autonomia.
L’uso di Camtasia Studio prevede un abbonamento a pagamento.
DaVinci Resolve

Una volta realizzati tutti i video legati a un percorso di digital storytelling non è detto che si voglia procedere al montaggio e alla post-produzione utilizzando le funzionalità già integrate nei software di registrazione. Qualcuno, lecitamente, potrebbe preferire rivolgersi a un software specificamente pensato per l’editing video; ed è qui che entra in gioco DaVinci Resolve, un software professionale per la post-produzione. Con DaVinci Resolve le possibilità in fase di videoediting si moltiplicano, permettendo di intervenire anche sul colore e sull’audio (per esempio rimuovendo rumori o mixando testo e musica), per realizzare video di qualità cinematografica.
DaVinci Resolve è un unico studio di post-produzione in un unico software, anche grazie alla possibilità di collaborazione multiutente in contemporanea sullo stesso file.
Ne esiste una versione gratuita, che permette di accedere alla maggior parte delle sue funzionalità, e una a pagamento che permette di realizzare video a qualità più elevate, oltre a godere di un maggior numero di plug-in e delle funzionalità di IA.
Canva

Se un percorso di storytelling digitale dovesse richiedere risorse grafiche create su misura, una delle soluzioni ideali potrebbe essere l’uso di Canva. Si tratta di un software cloud based per l’editing fotografico che permette anche di creare layout, elementi grafici e immagini da zero. Offre una gallery di asset grafici di vario tipo (dalle forme più classiche alle cornici, dagli sfondi alle fotografie fino a singoli elementi da usare per creare e modificare le immagini di cui si ha bisogno).
Oltre a questo, Canva mette a disposizione tantissimi template già pronti e personalizzabili per creare immagini e brevi animazioni da utilizzare per post e stories sui social: elementi che possono contribuire a dare maggiore tridimensionalità a qualsiasi digital storytelling.
Canva è utilizzabile gratuitamente da web, senza particolari limitazioni sul numero di progetti e di risorse create. La versione gratuita, però, permette l’accesso solo a una parte delle sue funzionalità, mentre altre sono accessibili solo a chi possiede un account a pagamento.
Scratch

Uno dei modi di creare (o potenziare) l’immersività e il coinvolgimento in un percorso di storytelling digitale è quello di dare all’utente il modo di partecipare in prima persona. Disseminare il percorso di elementi interattivi, o veri e propri giochi, aiuta a mantenere la concentrazione del learner all’interno della storia in cui è stato calato e a rafforzarla.
Scratch è un ambiente di sviluppo che permette di creare storie interattive, animazioni e giochi. Nasce come software per insegnare lo sviluppo software ai più giovani (la fascia di età indicata è quella 8-16), grazie a dinamiche no code; tuttavia, le sue grandi potenzialità e semplicità d’uso l’hanno presto reso un tool ampiamente utilizzato anche dagli adulti.
Scratch si articola attorno a blocchi di codice preimpostati, da comporre tra loro per creare i set di istruzioni che stanno alla base di un minigame o di una breve animazione; completano il pacchetto un editor grafico e uno audio, per apportare modifiche agli sprite (gli elementi visivi come personaggi, oggetti e sfondi) e alle tracce audio.
Con l’aggiornamento alla versione 3.0, Scratch ha affiancato alla versione software anche una cloud based. Entrambe le versioni possono venire utilizzate gratuitamente e non sono previsti (né lo saranno, almeno stando a quanto dice il sito ufficiale) piani a pagamento.
Powtoon

Sempre nel campo del video e dell’animazione in stile cartoon troviamo anche Powtoon, che è un po’ la summa delle funzionalità offerte da Vyond e Camtasia Studio. Powtoon, infatti, permette sia di creare cartoon attingendo liberamente tra i tanti template ed elementi preesistenti e modificandoli a proprio piacere, sia effettuare registrazioni da webcam o screencapture.
Un aspetto interessante di Powtoon riguarda proprio i template: la piattaforma, infatti, offre video template già pronti a seconda dell’argomento; troviamo per esempio: sicurezza sul lavoro, cybersecurity, lancio di nuovi prodotti, problem solving. Accanto a questi, poi ce ne sono di più generici, del tipo “tre cose importanti che…” oppure “tre suggerimenti per…”, o altri orientati all’assunzione o a discorsi ufficiali per manager o responsabili di reparti. Alcuni sono animazioni, altri sono più semplici presentazioni, ma tutti quanti sono editabili e personalizzabili a seconda delle proprie esigenze.
Oltre a modificare contenuti già esistenti, poi, è possibile crearne di originali da zero, a partire dai personaggi per arrivare all’intera animazione. Powtoon è la soluzione semplice per arricchire il proprio digital storytelling con contenuti visual di diversa natura utilizzando un solo software (che prevede un abbonamento con tre diversi piani tariffari).
Storyboard That

Storyboard That è un software di grafica in senso molto ampio. Se siete operatori del settore E-learning sarete portati a ricollegare il concetto di “storyboard” e “storyboarding” alla scrittura di un corso e all’insieme di istruzioni che un Instructional Designer può voler fornire al Content Developer per la produzione di un corso.
In questo caso, però, si parla di “storyboard” nella più comune accezione di arte sequenziale, che si tratti di cinema o di fumetto, ovvero la successione delle vignette di un fumetto (che vanno a costituire la tavola, ovvero la pagina) o delle scene di un film (che verranno riprese successivamente).
Storyboard That, con uno stile a metà tra il cartoon e i burattini di carta, permette di arricchire un percorso di digital storytelling utilizzando tavole a fumetto, strisce, vignette o illustrazioni, semplicemente trascinando all’interno delle vignette gli sfondi e i personaggi che si intende utilizzare. È previsto un discreto livello di personalizzazione tra colori, mimiche facciali e posizioni, ma limitatamente a un set di varianti predefinite.
Adobe Express

La pagina ufficiale di Express, sul sito inglese di Adobe, la introduce come “The quick and easy create-anything app”, che possiamo tradurre con “L’app per creare qualsiasi cosa in modo facile e veloce”. Adobe Express, infatti, è un software che si serve dell’Intelligenza Artificiale per creare contenuti di qualsiasi genere, che si tratti di video, grafica, testo.
Tra le varie opzioni è possibile servirsi di template prestrutturati per post e stories da utilizzare sui social… o come se fossero tali.
In ottica di un percorso di digital storytelling che intenda proporsi come una specie di mondo narrativo ampio, la possibilità di creare contenuti di vario genere è sempre un buon modo per potenziare il coinvolgimento e l’immersività. In particolar modo se si sceglie di servirsi di brevi frammenti che fanno riferimento al mondo reale, come appunto può essere un post o una story.
Adobe Express offre un piano gratuito, che permette l’accesso a tutti gli strumenti base, e due piani a pagamento (uno per i singoli utenti e uno per i team) che offrono funzionalità avanzate, maggior accesso all’uso dell’Intelligenza Artificiale e strumenti specifici per il branding aziendale.
Digital storytelling: esempi
Quando si parla di digital storytelling, gli esempi che vengono in mente sono i più disparati, ma ovviamente preferiamo rifarci a due casi che ci hanno coinvolto in prima persona.
Corso su GDPR e Cybersecurity
Il primo è un corso su GDPR e Cybersecurity e si presenta come una raccolta di brevi pillole formative, indipendenti tra loro, all’interno, però, di un percorso più grande. Nonostante si tratti di argomenti di cui si sente spesso parlare, non significa che siano anche semplici; anzi tutt’altro.
GDPR e sicurezza informatica sono tematiche intricate, ricche di termini tecnici in inglese e in italiano. Non è scontato che tutti comprendano questo linguaggio specialistico, per questo abbiamo strutturato il corso come una serie tv, divisa in puntate.
Questa scelta ci ha aiutato a semplificare il linguaggio, a portare i contenuti su un piano più vicino all’utente e a fornirgli una chiave di lettura che, legandosi a esempi pratici, gli rendesse il più chiaro possibile ciò di cui si stava parlando.
Strutturato come un serie TV
Il capitolo sulla Cybersecurity è così diventato una serie di cartoon investigativi con protagonista un commissario intento a risolvere casi di violazione della sicurezza informatica riportati in un contesto di realtà quotidiana, dal phishing agli attacchi di hacker.
Strutturato come una saga
Il capitolo sul GDPR, invece, è stato organizzato come una saga ambientata in azienda, portando così la narrazione in un setting più vicino agli utenti, e in cui i protagonisti sono delle persone comuni appartenenti ai diversi reparti. In questo modo ci si immedesima più facilmente nei personaggi, ritrovandosi nei loro discorsi, nelle loro sfide quotidiane e nei rischi in cui è possibile incappare. Grazie all’uso combinato di animazioni (che catturano e coinvolgono l’utente) e a questa operazione di semplificazione degli argomenti trattati, è stato possibile realizzare uno storytelling digitale coinvolgente e immersivo, che parla direttamente alle persone.
Alice in Cybersecurity Wonderland
Anche il secondo esempio riguarda un corso sullla sicurezza informatica. Questa volta, però, ci siamo fatti ispirare da Alice in Wonderland, celebre romanzo di Lewis Carrol. Come per magia, l’utente si ritrova nel fantastico mondo di Wonderland Tech e deve aiutare Alice a non incappare nei pericoli digitali, che spesso si ritrova a dover affrontare lungo il suo cammino.
Aiutarla così a riconoscere e schivare tentativi di phishing, trappole online e minacce alla sicurezza informatica, diventerà una sfida comune. Ed è così che con riferimenti iconici e citazioni che richiamano l’atmosfera di Alice in Wonderland, il corso trasforma un argomento complesso, come la cybersecurity, in un’esperienza leggera e coinvolgente.
Conclusioni
Raccontare è una delle attività più antiche del genere umano, assieme alle varie strategie per la sopravvivenza e la propagazione della specie. Attraverso le parole l’umanità ha definito il mondo e la realtà che la circonda, e grazie allo storytelling ha creato connessioni, comunicato valori, nozioni, capacità e soluzioni.
Perché “Se una cosa non la racconti” – dice Alessandro Baricco – “allora non esiste”, e non si può certo dargli torto.
Il digital storytelling non è una semplice narrazione in ambito digitale, ma ne è una versione potenziata, più coinvolgente, più dinamica, più immersiva, più agile. Alcune volte può essere più articolata, altre può essere un contenuto brevissimo, ma in entrambi i casi rappresenta una soluzione per creare un corso che parli all’utente passando non dagli occhi e dalle orecchie, ma dalle emozioni.
Se questo è il genere di corsi che vuoi per la tua azienda, non esitare a contattarci!